Kalavrìa

Il viaggio di un gitano smemorato in una terra difficile, spesso vittima di facili luoghi comuni viziati da preconcetti. Il film ha spessissimo contraltari che pongono l’ accento tra le radici ed il tempo attuale. Le radici, le origini, il perché è nel continuo confronto dell’ attore (IVAN FRANEF) che quasi dimentica le origini russe, ma che ricerca, di paese in paese tracce delle origini e della storia di quella terra calabra che lui sembra eleggere sua terra si adozione. Da disarmante realtà del prezzo pagato dalle genti calabre, sono state inflitte dalle truppe d’invasione savojarde e Garibaldine che etichettarono i patrioti territoriali della Calabria come banditi. Così facendo, si sottoponeva a giustizia sommaria chi si contrapponeva all’ invasione. Etichettarono la resistenza come briganti. I tanto vituperati briganti altro non erano che autarchici Robin Hood del regno delle due Sicilie. Interessante il cameo dell’ ultimo Brigante dell’ Aspromonte. Le radici elleniche, confrontano e delineano le importanti differenze tra Grecia e Magnagrecia. Ricorrente è la presenza illusoria, ma precisa, di divinità in spirito che evidenziano il pensiero del passato. Dunque: narrazione tra spiritualità e realtà. Una realtà filosofica e culturale è affidata alla persona inviata da Apollo figlio di Circe, l’ attualissimo Pitagora. Quasi una visione alchemica dei quattro elementi basici. La terra, con immagini quantomeno impressionanti per la bellezza e la pienezza del guardo. Dell’ Aria, con immagini ricorrenti del volo di uccelli segno di libertà. Dell’ Acqua, nello scorrere dei fiumi con i quali inizia e termina la narrazione. Il fuoco, che vive nella gente, della dignità indiscussa, della volontà di restare, di preservare il ricordo, nonostante vittime di una terra depredata e dimenticata. L’ ospitalità fraterna, la disponibiltà ad aiutare chi ha bisogno. L’ amore per il prossimo esaltano quel fuoco sacro che è depositato negli esseri che vivono queste terre. Il film ha tempi lenti che sottolineano il ponderare dei pensieri, derivante dalle esperienze, il carattere di gente che vive in piccole realtà mal collegate tra loro. Splendida la fotografia ed interessante e mai invasiva la colonna sonora. Regia Cristina Mantis. Cast: Ivan Franek, Agnese Ricchi, Alexandros Hahalis, Domenico Pantano, Badara Seck, Edda Dell’Orso, Gioacchino Criaco. In anteprima al B&fest 2024.

Pubblicato da redazione