Funerale all’italiana

Sarà in scena al TeatroBasilica dal 3 al 7 aprile Funerale all’italiana, di Benedetta Parisi e Alice Sinigaglia, regia Alice Sinigaglia. In scena Benedetta Parisi, voce off Michele Coiro. «Rimarremo morti per molto più tempo di quanto siamo stati vivi… »: non senza slancio comico una giovane autrice e interprete esplora la cerimonia sociale più chiacchierata. Da Eduardo alle memorie famigliari, dall’antropologia alla religione. Funerale all’italiana è un monologo che non vorrebbe essere un monologo. Vorrebbe essere una celebrazione, un momento collettivo, un racconto condiviso. Il pubblico viene accolto in sala come in una chiesa, invitato a partecipare ad un funerale che però non si compie, che si trasforma in gioco, aneddoto, racconto. La narrazione sfugge, si perde tra passato e futuro, in continuo gioco di rimandi e passaggi di tempo che ci parlano di famiglia e tradizione, di antenati e di discendenze. Andando ad incontrare i morti e i vivi e abitandone i corpi, l’interprete traccerà un percorso all’interno della memoria e del rito funebre, oggi incrostato di formalità, alla ricerca di un momento di verità in cui, forse, possa essere ancora possibile il senso di un rituale.

Note di regia
Chiediamo al pubblico di indossare un abito nero, metter su la faccia da “addolorato” e recarsi alla celebrazione di una morte di cui non sanno abbastanza, di portare un fiore, di leggere sulle pareti del teatro un nome che non gli dice niente, il nome di una vecchia qualsiasi che vorrebbero sforzarsi di piangere ma che non hanno mai visto. Gli chiediamo di restare in silenzio, di guardare quel pulpito che stranamente svetta sul palco e di giocare con noi alla messa. Il teatro è pieno di fiori, i volti dei santi si intravedono nella fioca luce delle candele, non un solo faro è stato acceso. Poi dalla platea qualcuno prende parola, l’attrice decide di fare l’attrice, a lei l’onere della commemorazione. La nonna è morta e non c’è nessuno a celebrarla, il prete non è venuto e salire su quel pulpito per togliersi dall’imbarazzo adesso spetta a lei e a lei sola. Ed ecco che faticosamente la messa inizia, le casse gracchiano, l’attrice accende la radio, mette una musica, pare essere il grottesco Dj di un party che non vuole decollare. Attraversando luoghi e tempi presenti o passati, l’attrice inizierà a giocare con il rito, trasformandolo in una festa, interpellando il pubblico, ballando con i suoi antenati e parlando con le generazioni future, costruendo insieme ad ognuno dei presenti una nuova ricorrenza che possa essere di tutti, poiché di tutti è la morte e la sua eterna celebrazione. Insomma, una messa profana in cui sacri sono solo gli affetti, le ostie sono solo giocattoli e le preghiere ricordi, barzellette, aneddoti e voci. Una su tutte quella del nonno, sempre presente, che per mano ci accompagna verso la fine.”

Pubblicato da redazione