ZAMORA

Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all’altro la fabbrica chiude e Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (termine coniato da Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che il calcio non lo sopporta, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce. È costretto a giocare per non perdere l’impiego e oltre alla valanga di gol che subisce deve sottostare agli sfottò dei colleghi. Tra questi, l’antipatico ingegner Gusperti lo prende di mira fin da subito, lo ribattezza “Zamora” paragonandolo sarcasticamente al grande portiere spagnolo degli anni ‘30; non solo lo umilia in campo e lo bullizza in azienda, ma tra lui e la segretaria di cui Walter si innamora, sembra esserci del tenero. Sentendosi tradito da una parte e deriso dall’altra, il ragioniere escogita un piano del tutto originale per vendicarsi. Nel calcio, come nella vita, bisogna imparare a buttarsi, anche se perdi, l’importante è rialzarsi e ripartire. Neri Marcore’ nelle vesti di regista, lo vede promosso con lode. Avviato all’ arte di attore dal maestro Pupi Avati non poteva che essere un successo annunciato. Selezione del cast al meglio che vede l’ esordio cinematografico di Alberto Paradosso. Un film ambientato negli anni 60′, in una Lombardia che avverte gli stimoli sociali, lavorativi ed industriali tipici di quegli anni. Attentissima e degna di nota la capacità della costumista, Laura Giorgio che non ha trascurato nessun dettaglio. Sottili e interessanti gli spunti comportamentali degli attori che evidenziano valori sempiterni nella teoria e che a tutt’oggi non trovano soluzioni di sorta. Neri Marcore’, nella parte di Zamora, un calciatore, che ricopre il ruolo di portiere fuori dal mondo che lo aveva reso famoso, mostra la catarsi involontaria di chi raggiunge la fama senza averne la preparazione mentale. Il ruolo della donna, trova un esempio archetipale nella elegante recitazione di Marta Gastini, la quale, rende chiaro come fosse delicato e controverso vivere “al femminile” gli anni 60′. I messaggi, sottili ed assordanti si evidenziano nella capacità del non demordere nel non farsi trovare impreparati, solo perché si vuole vivere una serena armonia rinunciataria. Una caratteristica quasi autobiografica del regista, dove si evidenzia l’ importanza di saper chiedere scusa. Le scuse, se sentite, hanno e sempre avranno la capacità di aprire porte che altresì rimarrebbero chiuse. Ottima la fotografia ed efficace la colonna sonora. Un film gradevole, leggero ma con molti spunti riflessivi. Liberamente tratto dal romanzo “Zamora” di Roberto Perrone. sceneggiatura MAURIZIO CAREDDU, PAOLA MAMMINI, NERI MARCORÈ, ALESSANDRO ROSSI con ALBERTO PARADOSSI, MARTA GASTINI, NERI MARCORÈ, ANNA FERRAIOLI RAVEL, GIOVANNI STORTI, WALTER LEONARDI e con GIOVANNI ESPOSITO, ANTONIO CATANIA, PIA ENGLEBERTH, GIUSEPPE ANTIGNATI, PIA LANCIOTTI, GIULIA GONELLA, ALESSANDRO BESENTINI, FRANCESCO VILLA, GIACOMO PORETTI, DAVIDE FERRARIO, produzione PEPITO PRODUZIONI con RAI CINEMA, FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE. Dal 4 Aprile nelle sale distribuito da 01 Distribution.

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https://www.youtube.com/watch?v=BTnn_lvaTgY

Pubblicato da redazione