Figli di Abramo

 

Sarà in scena al TeatroBasilica il 10 e 11 ottobre per poi replicare ancora il 5 e 6 dicembre 2023, il Teatro Del Loto con lo spettacolo Figli di Abramo un patriarca, due figli, tre fedi e un attore di Svein Tindberg. Nella sola Norvegia, ABRAHAMS BARN di Svein Tindberg ha superato i 150.000 spettatori, diventando un vero e proprio Blockbuster del Teatro di narrazione. Tradotto e diretto da Gianluca Iumiento, adattato e interpretato, in esclusiva per l’Italia, da Stefano Sabelli, FIGLI DI ABRAMO è una sorta di Mistero Buffo incentrato su vita e dinastia di Abramo, Patriarca e Profeta comune all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam. Il monologo mette in scena il diario di Viaggio di un attore, che da Gerusalemme si mette alla Ricerca dell’Abramo perduto. La storia dell’uomo che da 4 millenni è riferimento di fede per miliardi di persone sulla Terra, è narrata in modo colto ma pure con grande ironia e divertimento. Sono così, rievocati mito e leggenda del primo profeta monoteista dell’Umanità. Un vero innovatore che a Ur dei Caldei, dov’era nato, in Mesopotamia, rifiutò l’idolatria dei suoi tempi, per credere in un solo e unico Dio creatore. Da ribelle ai facili idoli, Abramo, divenne, per questo, il primo esule braccato dell’Umanità e il suo perenne peregrinare – dalla Mesopotamia all’Egitto; dalla Cisgiordania alla Penisola arabica; dal Mar Rosso al Mediterraneo – fu teso alla ricerca e all’approdo della Terra promessa.

FIGLI DI ABRAMO, indaga l’origine delle tre grandi fedi monoteiste, entrando nel merito della loro comune discendenza abramitica. Racconta però anche la Storia di conflitti perenni e incomprensibili fra popoli, perpetrati in nome dello stesso Abramo, dei suoi figli – Ismaele e Isacco – e poi dei figli dei suoi figli. Popoli che, dalla lettura comparata e spesso sorprendente dei testi sacri, Torah, Vangelo, Corano, dovrebbero considerarsi fratelli gemelli. Tutti i tre grandi testi monoteisti, in realtà, indicano Abramo come patriarca e capostipite, sia delle 12 tribù d’Israele, da cui nasce e si diffonde prima il Giudaismo e poi il Cristianesimo, sia delle 12 tribù arabiche, da cui nasce e si diffonde l’Islam. Tutti i discendenti di tali tribù si considerano perciò, giustamente, FIGLI DI ABRAMO. Il Problema, semmai, è nel fatto che ognuno racconti poi la Storia di Abramo – Abraham o Ibrahim, che dir si voglia – pro domo sua… Anzi, pro fede sua!

In Europa, come in Medio Oriente, o ovunque i FIGLI DI ABRAMO oggi vivano, più che raccontare i danni procurati da integralismi e conflitti di religione bisognerebbe, perciò, cercare di narrare la storia di una florida interazione culturale, intellettuale e spirituale, dove le tre grandi fedi, vivendo vicine, l’una accanto all’altra, si sono in realtà reciprocamente arricchite di valori comuni e universali che, insieme, hanno segnato molto del cammino dell’Umanità. Temi che questo spettacolo affronta fin dalle prime battute, affascinando con una affabulazione fatta di mille storie e mille miti, connessi con Abramo, che s’intrecciano fra loro, generando nuove storie e nuove tradizioni. Miti e Riti che ci sembra, forse, di aver dimenticato ma che sono fondamento e DNA delle nostre civiltà, delle nostre comunità, delle nostre complessità. Al Teatro del Loto, come al Det Norske Teatret – il Teatro nazionale di Oslo – crediamo che oggi valga la pena tornare a proporre opere che superino il minimalismo e il solipsismo di tanta drammaturgia contemporanea. Per ritrovare il gusto di affrontare grandi temi e grandi narrazioni che, come in questo caso, possono contribuire a rimuovere barriere, diffidenze, incertezze, solitudini. Quelle che attanagliano il nostro vivere comune. Per evidenziare, piuttosto, paralleli e linee di pensiero che uniscono grandi fedi e grandi culture. In un mondo in cui la polarizzazione tra laicismo e religiosità diventa sempre più autolesionismo che mina il nostro vivere – quando non ancor più esecrabile esercizio di potere – l’epica narrazione di ABRAHAMS BARN ha regalato, in Scandinavia, a migliaia di spettatori, la gioia di sentirsi Comunità. È auspicabile che in Italia accada lo stesso con FIGLI DI ABRAMO, nuova e importante produzione su cui il Teatro del LOTO ha molto scommesso. A proposito del suo testo Svein Tindberg scrive: “Realizzare un’opera di teatro su uno dei capisaldi della cultura universale può sembrare opera insormontabile. Ma è stato meno complicato di quel che sembra. Queste sono storie fantastiche. In tutti i sensi! Il mio compito è stato tesserle fra loro per raccontarle come una storia nuova, bella e avvincente, capace di suscitare scintille di meraviglia negli occhi degli spettatori. Spero perciò che il pubblico esca dallo spettacolo con il sorriso sulle labbra ma anche con un po’ più di consapevolezza. Abbiamo bisogno di conoscerci meglio, l’uno con l’altro, se vogliamo essere in grado di vivere insieme. No?”

Stefano Sabelli, fondatore e direttore del Teatro del Loto, è artista da sempre attento allo Studio di Religioni e Civiltà. Nel 2021, nel ventennale dell’11 settembre e dell’abbattimento dei Buddha di Bamiyan ha rimesso in scena LE VIE DEL BUDDHA, tratto dal suo Diario di Viaggio in Afghanistan e nella Valle di Bamiyan, dove si è recato, a dicembre 2001, subito dopo l’11 settembre, con la guerra ai talebani ancora in corso, a seguito della prima missione culturale del MIBAC in quel paese, diretta da Vittorio Sgarbi. Il monologo, incentrato su temi storico-archeologici e politico-religiosi, oltre a stigmatizzare la distruzione dei Buddha di Bamiyan e la furia iconoclasta dei talebani, affrontava il dramma e il genocidio perpetrato dagli studenti coranici sul Popolo Hazara, custode nei secoli dei Grandi Buddha della Montagna.

INFORMAZIONI
Il “TeatroBasilica” è diretto da l’attrice Daniela Giovanetti, il regista Alessandro Di Murro. Organizzazione del collettivo Gruppo della Creta e un team di artisti e tecnici, con la supervisione artistica di Antonio Calenda. Tutte le info sul TeatroBasilica a questo link: https://www.teatrobasilica.com/

Pubblicato da redazione