Lo strano caso di Elena di Troia

Una rappresentazione teatrale ermetica, simbolica e d’avanguardia, realizzata con perizia dal regista Stefano Napoli. Scenografie essenziali però corrette ed adeguate allo scopo. Luci perfette. Mirco Maria Coletti è riuscito a dare una fluida congiunzione tra le scene, senza mai cadere nei vuoti, se non quelle volute dal regista. Musiche adeguate di Federico Capranica con un crescente di: musica classica, poi francese del secolo scorso, musiche spagnole, per poi concludersi con l’ Opera lirica. Una statua alata, una mela e cinque attori a rappresentare la storia. I tre uomini molto bravi, attenti e convincenti, la figura femminile ha svettato con presenza scenica capacità espressiva, tempi di realizzazione del ruolo con una precisione millimetrica. Elemento cardine di tutta la rappresentazione Francesca Borromeo ch ha tenuto unita la storia dall’inizio alla fine. Un susseguirsi di quadri plastici, legati a musiche, gesti atti a favorire la creazione di un’immagine statica che prende vita e movimento. L’ eterna lotta del ruolo della donna, subordinata al volere maschile. Realtà sovrapponibile a quanto si vive ai giorni nostri. Fino a giungere ad una rinascita che la vede vincitrice, grazie alla perspicace presa di coscienza che le da consapevolezza di agire. Ultima scena, Francesca Borromeo indossa un’ abito viola, Viola per violare, per prendersi il ruolo che ad ogni donna spetta. Volutamente privo di dialoghi lascia spazio al linguaggio dei corpi. L’eterna fatica della donna per non essere preda ma partecipe a pieno titolo ed in perfetta parità con l’altra metà del cielo. “BEAUTY DARK QUEEN – Lo strano caso di Elena di Troia”. Due uomini, una donna, una dea, una statuetta. Sono Menelao, Paride, Elena, Afrodite, Eros. La storia è nota. Una dark queen dalla bellezza fatale, il capriccio degli dei, un rapimento, una guerra. Un po’ pochade (Paride, ospite di Menelao, gli rapisce la moglie Elena proprio sotto gli occhi), un po’ tragedia (per la voluttà di accecamento che a volte sembrano avere gli esseri umani), la storia di Elena racconta di uomini che non sanno amare ma solo possedere, di donne che si difendono chiudendosi nella freddezza del cuore e nello splendore effimero di un bel vestito, del tempo che consuma corpi e passioni, di un mondo in cui l’amore viene rubato e venduto. Elena sopravvisse a tutti gli uomini che l’avevano amata.

Pubblicato da redazione