“LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT” E IL RITORNO DEL FILM DI GENERE ITALIANO

La situazione odierna dell’una volta grande cinema italiano, sia dal punto di vista artistico che commerciale, come ormai è evidente a tutti, non è delle più rosee. Questo è in gran parte dovuto al fatto, che da anni ormai il cinema nazionale ha rifiutato quello che ci aveva reso celebri in tutto il mondo, negli anni Sessanta e settanta: il Genere, o per essere più precisi, i Generi: una volta eccellevamo nei più svariati generi: il Gotico, lo Spaghetti Western, il Peplum, il Thriller argentiano, la Commedia Sexi, eccetera. Finché, all’inizio degli anni Ottanta, per questioni troppo complesse per poter essere qui riassunte, i Generi scomparvero e ne rimase, in pratica, uno solo: la Commedia (all’ “italiana”). La Commedia ha fagocitato e distrutto tutti gli altri generi, cancellandoci così anche dai mercati internazionali dove è risultato impossibile esportare i nostri film comici così campanilisti, regionalisti, minimalisti da risultare incomprensibili a pubblici non in sintonia con le nostre tradizioni.     Alla lunga anche la nostra pur gloriosa Commedia – sia per la scomparsa dei suoi grandi autori come Dino Risi e Monicelli, come dei suoi celebri attori come Sordi, Manfredi, Gassman e Tognazzi – ha perso di vitalità e popolarità, attraendo sempre meno pubblico nostrano, l’ultimo che ci è rimasto, a tutto vantaggio della cinematografia americana che ci ha invaso, e sommerso, con i suoi prodotti tutti incentrati sui Film di Genere – Azione, Horror, Thriller, Western – che in America non sono mai venuti meno. Urge, dunque, per salvare la nostra fatiscente cinematografia, un ritorno al film di genere che potrebbe trovare una seconda giovinezza, ora che anche la “commedia” sembra aver stancato il nostro sempre più esigente e fluttuante pubblico di “young adults”. Un primo timido passo in questa direzione è stato compiuto pochi anni fa da Gabriele Mainetti, che ha diretto e in parte autoprodotto un eccentrico film intitolato “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, su un supereroe nostrano, che grazie alla sua originalità e all’interpretazione del “cattivo” Zingaro, Luca Marinelli, specializzatosi in parti di emarginato come già nel film “Non Essere Cattivo” del compianto Claudio Caligari, ha riscontrato un buon successo di pubblico e di critica, riaccendendo il dibattito sul Cinema di Genere, e imponendosi come film paradigmatico e seminale. Mainetti è ora impegnato nella realizzazione del suo secondo lungometraggio, “Freaks Out”, ambientato a Roma negli anni Quaranta, sempre interpretato dal suo attore feticcio, Claudio “Geeg Robot” Santamaria. Un’altra storia di marginali e perdenti, prodotto dalla lungimirante Lucky Red di Andrea Occhipinti, al quale auguriamo il successo della sua opera d’esordio.

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