Continuano gli appuntamenti dedicati al teatro internazionale del Romaeuropa Festival con la compagnia messicana Lagartijas Tiradas al Sol che il 2 e 3 novembre torna al Mattatoio con Centroàmerica dopo il doppio appuntamento del 2022 con Lázaro e Tiburón. Portare il teatro fuori dal teatro, farlo vivere. È con queste parole che la compagnia messicana Lagartijas Tiradas al Sol racconta il processo creativo di Centroamérica. Un progetto dall’anima plurale che se da un lato sembra tenere salde le riflessioni sulla realtà e sul suo rapporto con la finzione che hanno caratterizzato l’estetica della compagnia, dall’altro si apre alla necessità di dare voce a chi non può più averla. Centroamérica nasce infatti dall’incontro con una donna nicaraguense costretta a lasciare il suo Paese, per estendersi gradualmente a tutta la regione dell’America Centrale. «Una regione di cui in Messico sappiamo poco, che non fa parte del nostro immaginario o delle nostre fantasie» prosegue la compagnia «un gruppo di sette Paesi, un nome, un’intenzione politica, un segno. Un luogo vicino ma lontano perché dal Messico guardiamo sempre verso Nord. L’America Centrale è uno specchio che, oltre a mostrarci il nostro riflesso, si è trasformato in una una premonizione. Un campo di sperimentazione: il Canale di Panama, le piantagioni di banane, i Bitcoin, i sogni di rivoluzione, le dittature che ritornano sempre, le zone speciali per lo sviluppo industriale e commerciale, le bande, gli esodi e le migrazioni causate dall’insicurezza, dalle dittatura, dall’instabilità politica, dai conflitti armati». Così, Lagartijas Tiradas al Sol ci invita alla scoperta di un territorio, con le sue storie e interviene nella vita di una persona in particolare, per rappresentare chi non può più tornare sul palcoscenico della sua vita precedente. Il progetto Centroàmerica si compone di due output di formati differenti, oltre allo spettacolo Lagartijas Tiradas al Sol ha infatti realizzato anche una pubblicazione, risultato di interviste e letture su questa parte del continente. Racconta la compagnia: Questo progetto è nato dal nostro incontro con una donna nicaraguense costretta a lasciare il suo Paese a causa della dittatura di Daniel Ortega. Ci ha raccontato la sua storia e ci ha svelato un mondo dal quale non potevamo più distogliere lo sguardo. Per comprendere ciò che stava accadendo abbiamo dovuto ampliare la nostra prospettiva. Il Nicaragua, un paese all’interno di un subcontinente: l’America Centrale. Un luogo che è allo stesso tempo variegato, segnato dai conflitti, inquietante e meraviglioso. “Centroàmerica” è un progetto di ricerca artistica sulla regione centroamericana. Si sviluppa in due formati diversi: uno spettacolo teatrale e una pubblicazione. Attraverso questi, cerchiamo di avvicinarci a una regione che il Messico ha storicamente ignorato. La pubblicazione è il risultato del nostro approccio tramite interviste e letture sulla storia di questa parte del continente, mentre la produzione teatrale è un approccio al presente della regione. L’America Centrale è un territorio di cui sappiamo poco in Messico; non fa parte della nostra immaginazione o delle nostre fantasie. Un gruppo di sette Paesi, una denominazione, un’intenzione poetica, uno stigma. Siamo vicini distanti perché in Messico guardiamo sempre a nord. Se il Messico è stato visto come il cortile dell’impero, come vediamo l’America Centrale dal Messico? L’America Centrale è uno specchio che, più che mostrarci un riflesso esatto, è diventato una premonizione. Nell’istmo ci sono state e continuano ad esserci misure che sperimentano il futuro, come se fosse un campo di sperimentazione: il Canale di Panama, le intrusioni statunitensi, le piantagioni di banane, il Bitcoin, i sogni di rivoluzione, le dittature che ritornano sempre, le zone speciali per lo sviluppo industriale e commerciale, le gang, gli esodi, e le migrazioni. Per molti anni, il nostro lavoro ha cercato di costruire delle riflessioni sulla realtà. I nostri progetti hanno affrontato la politica come un modo per portare alla luce questioni fondamentali. Ispirati dal lavoro di Brecht, abbiamo voluto che il teatro diventasse un mezzo di sensibilizzazione e abbiamo creduto che questo potesse trasformare la società. Ma questo progetto ci ha costretto a provare qualcosa di diverso. Quando abbiamo incontrato la donna ci ha chiesto di farle un favore nel Paese in cui è nata, dove ha sempre vissuto, e al quale non può più tornare. Protetti dal nostro passaporto messicano, siamo diventati rappresentanti di quella persona che non può tornare sulla scena della sua vita precedente.
BIO
Lagartijas Tiradas al Sol è un gruppo di artisti impegnato nel teatro, nell’editoria, nella radio, in opere video e progetti di formazione. Dal 2003 sviluppa progetti che intendono connettere lavoro e vita, cancellare frontiere e tracciarne di nuove frontiere. Le produzioni del gruppo non hanno a che fare con l’intrattenimento, ma vogliono essere uno spazio per pensare, articolare, dislocare e svelare ciò che la vita quotidiana confonde, trascura o presenta come scontato. «Le cose sono quello che sono, ma possono apparire anche in un altro modo» afferma la compagnia. Lagartijas Tiradas al Sol ha presentato i propri spettacoli in quasi tutti gli Stati della Repubblica Messicana, in festival indipendenti, teatri pubblici e università e nei più prestigiosi festival e teatri del mondo come il Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, la Schaubuhne di Berlino, il FIBA di Buenos Aires, il Wiener Festwochen, di Vienna, il Festival de automne di Parigi, il Theater Spektakel di Zurigo, la Bienal de teatro di San Paolo, il DeSingel di Anversa e tanti altri ancora.
Pubblicato da redazione